La sesta edizione di ‘Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival’ che si tiene a Roma il 4 e 5 marzo prossimi si prospetta eterogenea e molto ricca di eventi e ospiti, ci racconti qualche ‘chicca’ di quest’anno?
La sesta edizione del festival sarà ricca di eventi e sorprese, a partire dai numerosi ospiti nazionali e internazionali del settore whisky e del mondo mixology.
Ne cito solo alcuni tra i più illustri: Silvano Samaroli, tra i maggiori esperti sul whisky a livello mondiale che ci parlerà del suo “Whisky Eretico”, un libro che naturalmente parla di whisky ma con una verve tutta nuova; Erick Lorincz – Head Bartender dell’American Bar del Savoy Hotel di Londra, vincitore tra l’altro, della World Class Bartender nel 2010; e ancora Filippo Sisti, barman del ristorante di Carlo Cracco “Carlo e Camilla in Segheria”, che insieme a Fabio Bacchi di Bartales ci svelerà alcune delle sue ricette e tecniche di preparazione che si ispirano alla cucina rendendo i drinks dei veri e propri capolavori.
Novità ancora con il Balan & Partners Mixology Contest, un torneo a eliminazione diretta tra 8 bartender che si sfideranno proponendo delle preparazioni realizzate sul momento utilizzando distillati del portfolio Balan e che verranno accuratamente selezionati dai ragazzi del Jerry Thomas di Roma tra i tanti che hanno mandato le proprie ricette per partecipare.
Continuiamo con l’area collector e soprattutto con la presenza di un pub in vero e proprio stile scozzese!!! Tutti gli eventi e il programma è comunque consultabile al link ufficiale www.spiritofscotland.it
Avete anche previsto un’area gourmet, in cosa consisterà? Quanto è importante il cibo per chi approccia a un festival fatto di degustazioni?
L’area gourmet prevede stand delle ostriche grazie alla presenza di I Love Ostrica, del salmone affumicato scozzese, acciughe e aringhe del Mar Baltico, formaggi erborinati e, ancora, cioccolata e popcorn gourmet della FOL (un vero e proprio abbinamento tra il popcorn americano e la grande tradizione italiana della cucina).
Riteniamo che il cibo sia un elemento determinante per chi vuole vivere appieno un’esperienza di degustazione in un Festival come il nostro, in primis per il palato ma soprattutto per consentire allo stomaco dei ‘meno preparati’ o dei più coraggiosi che vogliono non perdersi neanche un dram di proseguire nel percorso sensoriale e di degustazione nel migliore dei modi possibile. Va infatti molto di moda, ormai, anche nel mondo del whisky, il food paring che può, nel caso del whisky appunto, variare dal dolce (cioccolati e frutta secca) al salato (formaggi, salumi e pesce affumicato, molluschi, carne speziata al curry ,ad esempio) e tanti altri ancora.
Molto nutrita la presenza di bartender di grande nome: quanto è cambiata questa figura nel panorama italiano? Quanto il clienete si fa ‘guidare’ quando frequenta un bar o un evento come il vostro?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’esplosione di speakeasy o bar monotematici e di infinite liste dei drink. E, nel frattempo, si è certamente affinato il palato del pubblico, più colto ed esigente, e naturalmente lo è anche con noi in occasione del Festival.
Nell’ultimo decennio la miscelazione in Italia è cresciuta a dismisura e le nuove generazioni di bartender hanno molta cura del dettaglio e si muovono dietro i banconi con grande professionalità, che poi è quello che più di tutto si aspetta il cliente. Naturalmente i grandi nomi presenti da noi, tra cui i ragazzi del Jerry Thomas Project di Roma, ancora oggi la fanno da padroni, ma quel che più conta fanno da traino e insegnamento a tutto il settore.
Quanto iniziative come la vostra ma anche i corsi che tenete durante l’anno aiutano ad ‘educare a bere bene e consapevole’? Le donne rispondono all’appello?
Sicuramente il Festival è una grande vetrina per noi, per le aziende e per tutti coloro che vi partecipano e senz’altro fanno da volano a tutta una serie di iniziative che noi, ma non solo, portiamo avanti durante tutto il corso dell’anno.
I corsi di formazione, ad esempio, sono importantissimi per tutti coloro che ne vogliono sapere di più sul mondo del whisky, non solo per operatori o whisky lovers, ma anche per tutti coloro che si affacciano per la prima volta in questo mondo e sono soliti bere qualche prodotto di massa per puro piacere senza saperne le specifiche, la provenienza, la storia e il procedimento di realizzazione.
Nei nostri corsi insegniamo tutto questo, la storia del whisky e della sua distillazione, abbiamo dei focus sulle tecniche di produzione, imbottamento e imbottigliamento e i segreti dell’analisi sensoriale. Ovviamente lavoriamo su tanti fronti e non solo sui corsi.
Teniamo mediamente una o più degustazioni al mese di prodotti specifici, in collaborazione con aziende e distillerie, lavoriamo con enoteche, cocktail bar, pub attraverso degli interventi mirati nei loro locali dove proponiamo serate con esperti del settore e tanto altro ancora, sino ad arrivare al progetto Whisky Travel che ci vedrà partire per la Scozia ad aprile con un tour per le distillerie. Quanto alla presenza femminile, non possiamo che constatare con enorme piacere che sono sempre più numerose, appassionate e a volte addirittura con un naso sopraffino rispetto a molti uomini.
Entrando nello specifico del whisky, quali sono i trucchi per degustarlo al meglio e per rendere una degustazione un’esperienza unica?
Un whisky si degusta al meglio in primis se si utilizza un bicchiere adeguato, consiglio un tulipano con o senza gambo, vietato il vecchio tumbler a meno che non si voglia creare un drink con l’aggiunta di ghiaccio, se si evita d’assumere sostanze amare o troppo salate in precedenza, se si ha l’opportunità di poter aggiungere tre gocce d’acqua per esaltare eventuali note fruttate.
Ma, sopratutto, se lo si fa con calma. Lo stesso vale per le degustazioni, ma naturalmente lì il tempo spesso non aiuta poiché i prodotti da degustare spesso sono più di uno e soprattutto non lo si può fare con la spensieratezza di chi lo fa davanti a un camino o su una comoda poltrona perché c’è sempre un relatore da ascoltare.
Si parla di whisky e si pensa alla Scozia e agli Stati Uniti, alcuni si spingono fino al Giappone, ma il whisky è prodotto in numerosi Paesi nel mondo. Quali sono e che peculiarità hanno nello specifico?
Ormai è opinione diffusa che il whisky nasce in Irlanda, non dimentichiamoci mai di menzionarla quando parliamo di whisky.
I whisky provenienti da questo Paese si caratterizzano per una delicatezza e componenti fruttate, sono facili da bere e quasi mai utilizzano la torba. Inoltre, recentemente, l’Irlanda vive una sorta renaissance con l’apertura di numerose, nuove distillerie. Lo dimostra il fatto che al nostro festival ci sarà una sezione proprio ad essa dedicata.
Negli Stati Uniti sono presenti oltre seicento micro-distillerie, alcune delle quali producono spiriti veramente interessanti, e non solo in merito ai bourbon. Sono distillati tendenzialmente più dolci e sempre ben scuri di colore.
Per quanto riguarda il Giappone, il pubblico si stupisce sempre meno di sapere che in questo arcipelago si produca whisky.
In realtà questo avviene essenzialmente dal 1923 e quindi da quasi un secolo e con risultati sotto gli occhi di tutti. La sobrietà e l’eleganza ne sono i criteri caratterizzanti.
Due importanti distillerie producono whisky in India veramente degni di nota che invito a provare: sono sempre ben corposi e con note di frutta tropicale.
Quindi, Taiwan che, può sembrare strano, ma, complice un clima che consente una concentrazione di aromi, ha una distilleria che produce ottimi whisky pluri-premiati. Anche qui troviamo concentrazione e frutta tropicale e un interesse all’invecchiamento in botte di sherry.
Si produce whisky anche in Italia, Germania, Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca, Tasmania, Francia, Canada, Inghilterra, Svizzera, Nuova Zelanda, Galles, Austria, Belgio, Finlandia, Norvegia, Olanda e Spagna con, in molti casi, risultati degni di nota e molte di queste espressioni saranno rappresentate al festival.
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