Dottor Ferrero perché mettere ancora in pista l’olio di palma?
Mi chiedo come mai proprio un’azienda come la sua, che oltre ad essere il simbolo del genio gastronomico italiano nel mondo, voglia rivalutare un prodotto che con la cucina e la cultura italiana non c’entra nulla.
Lei è il più grande compratore delle meravigliose nocciole Gentili del Piemonte, prodotto eccezionale e anche costosissimo, ciò rende la sua azienda ancor più quotato dalla clientela che acquista con fiducia i suoi cioccolati.
Aggiungo che personalmente conosco ogni singola referenza grazie alla mia golosità, ma ultimamente quando mangio un Ferrero Rocher, o una poderosa cucchiaiata di Nutella mi sorge un dubbio: se poi c’è dentro anche l’olio di Palma? Mi farà tanto male?
Da questa sedia ho letto migliaia di articoli sulle proprietà dell’olio di palma, chi ne parla male chi ne parla bene; un dato di fatto è che il mercato compra più volentieri le confezioni con la scritta “senza olio di Palma”.
L’industria dolciaria e delle merendine ha sposato la causa del senza, mi chiedo come mai la sua ha deciso di voler iniziare una campagna a favore di questo prodotto, possibile che non esista un addensante meno discusso per fare ottime creme?
Non entro neppure nel contesto ambientalistico, che comunque ha la sua importanza viste le calamità che sempre più spesso colpiscono varie parti del pianeta, e a quanto mi risulta questo tipo di coltivazione ha un impatto notevole, ma non è mio compito parlare di questo.
Tornando alla sua Ferrero, se i suoi colleghi hanno deciso di non usare quest’olio cosa le costa adeguarsi, con buona pace per noi consumatori.
Lo lasci usare alle friggitorie di bassa lega, lo usano svariate volte, facendo ingrossare il fegato di quelli ignari avventori che continuano a mangiare junk food; ci lasci la convinzione che se facciamo un peccato di gola, sia solo di gola.
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