Caro Francesco, ti ringrazio per l’invito a partecipare alla seconda edizione di “Quelli che… A tavola con il web” che si svolgerà il 20 e 21 settembre in quel di Ferrara.
Mi sarebbe piaciuto esserci ma, francamente, dovrei pagarmi trasferta ed eventuali soggiorni di tasca mia visto che non c’è alcun giornale (locale o nazionale) che mi spedisca colà a proprie spese (in cambio di adeguate prestazioni professionali, ovviamente).
La prima edizione veronese l’ho seguita con grande interesse e ricavandone, in cambio, un valido arricchimento personale. Da Udine a Verona, le distanze sono più brevi e ho potuto così partecipare agevolmente all’evento, in giornata. A spese mie. Ma l’ho considerato, appunto, un momento formativo professionale soprattutto per uno come me, giornalista indipendente. E la tua organizzazione, come il livello degli interventi, non mi hanno deluso.
Forse, mi illudo oggi, l’Ordine dei Giornalisti che, secondo la nuova normativa, dovrà organizzare la nostra costante formazione obbligatoria terrà conto di questi eventi validi che si svolgono sul territorio e li faranno valere proprio come momenti formativi effettivi e legali… Almeno quello…
A proposito di Ordine e web, ti confesso che mantengo valide tutte le mie perplessità sugli accadimenti quotidiani di questi due mondi. Mi spiego.
Gli editori puri ci dicono che, per fare business, bisogna considerare che “la notizia è merce”. Non ho nulla da obiettare sul principio e non mi pare nemmeno disdicevole (anche la difesa di un innocente è merce per l’avvocato e la costruzione di una chiesa è merce per l’architetto e il geometra).
È solo che, spesso, ci si trova nelle condizioni in cui si produce la merce (la notizia) e non si viene pagati o si viene sottopagati (soprattutto sul web ci dicono che bisogna gioire per la visibilità acquisita, le tante visualizzazioni, i numerosi clik, la firma…). Un comportamento che, mi pare, non viene applicato a nessun altro comparto professionale autonomo.
Inoltre, dal 2013 in poi, oltre a pagare la quota annuale d’iscrizione all’Ordine (in Fvg: 100,00 euro), dovremo frequentare obbligatoriamente i corsi di formazione (con presumibili nuovo costi e mancati redditi per i giorni in cui non potremo scrivere); farci l’assicurazione (ma gli uffici stampa, a esempio, che c’azzeccano con i rischi professionali?…) e sottostare ai nuovi Consigli di disciplina per i nostri eventuali errori di cronaca (oltre al fatto che, parecchi colleghi, hanno pure superato l’esame di Stato, con relativi costi e difficoltà). Da tutto questo i blogger sono esonerati. In nome della libertà di espressione?
Di quale libertà parliamo se non è legata alle pari opportunità (e condizioni) professionali? Certo, tu sei libero di correre i 100 metri con Bolt, ma con zero possibilità di raggiungere il traguardo prima di lui se, quantomeno, non hai avuto pari opportunità di allenamento, di cure psicofisiche, di sostegni economici, di buoni preparatori…
Mi paiono ottimi argomenti da mettere “a tavola”, se non ora, nelle prossime edizioni che mi auguro saranno ancora numerose e ricche d’interesse.
Con cordiali saluti.
Adriano Del Fabro
Cronista agroalimentare di Udine
adelfabro@essegipress.it
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