In questo periodo dell’anno, tanto atteso dai bambini, e forse soprattutto dai commercianti, con strade e piazze addobbate con festoni illuminati ed alberi sfavillanti per creare un’atmosfera invogliante agli acquisti, siamo tutti (o quasi tutti) di buon umore e ci prepariamo al grande momento.
Nella frenesia consumistica, tra la corsa ai regali e la spesa per i banchetti, forse trascuriamo qualcosa: il significato della Festa, che fin dall’antichità aveva valenza religiosa. Per esempio si festeggiava la nascita del dio Sole babilonese Shamash, del dio Horus in Egitto, in Persia del dio guerriero Mithra, anch’esso partorito da una vergine e soprannominato “il Salvatore”. Per la Chiesa Cristiana nello stesso giorno il 25 dicembre è fissata la nascita di Gesù, il Salvatore, figlio dell’Unico Dio Creatore dell’Universo.
È il periodo dell’anno che da millenni rappresenta il culmine del ciclo di “morte-nascita”, a cui affidare la speranza di un nuovo anno migliore, chiusura di un ciclo stagionale e apertura di uno nuovo. Festeggiamenti con banchetti comunitari erano riti che officiavano l’unione con il divino e si svolgevano alla luce delle candele in una lunga notte di veglia in attesa della nascita del Sole. Un brindisi finale collettivo era seguito da uno scambio di doni, semplici, simbolici, come auspicio di prosperità per l’anno entrante.
In epoca imperiale romana, lo scambio di ramoscelli sacri di alloro e ulivo, venne sostituito con statuette di cera o di argilla raffiguranti la divinità protettrice della casa, e si aggiungevano fichi e mele per la gioia dei bambini.
Crisi economica o no, ripresa o meno, dicembre è il periodo natalizio e nessuno vuole lasciarsi intaccare lo spirito da qualsiasi negatività. Intendiamoci, i drammi continuano ad essere sotto i nostri occhi, la sofferenza di tante persone e popoli ci viene mostrata dai media, se non basta che la vediamo nelle nostre città.
Tuttavia, è bene viverla appieno questa atmosfera delle Festività Natalizie.
Nelle nostre case certamente presepe, albero, decorazioni, contribuiscono a creare un ambiente magico, eppure sembra sia la tavola la protagonista delle Feste, in due momenti essenziali secondo le usanze locali: la cena della Vigilia e/o il pranzo del 25.
La tradizione vuole menù diversi, ma non deve essere diversa la cura nella preparazione delle pietanze e nell’allestimento di una «mise en place» adeguata alla eccezionalità della ricorrenza.
Ma non facciamoci prendere dai capestri del consumismo ad oltranza.
Qualunque cosa si prepari di pietanze, quante siano le portate e chiunque siano i nostri commensali, quello che intorno alla tavola del Natale non deve mancare è l’atmosfera di affetto, di condivisione, di tolleranza, di allegria, di pace.
Maura Sacher
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