Approvato all’unanimità in Commissione in sede legislativa il testo unico sulla viticoltura e la produzione del vino. Una legge che riduce il tempo dedicato alla burocrazia da parte delle aziende, semplificando.
In genere non prediligo i testi unici, perché fanno più confusione delle norme che vogliono chiarire. Sarà un mio pregiudizio. Questa volta sembra essere diverso, anche se non ho ancora sentito alcun commento da parte dei viticultori.
Ma cosa cambia in 90 articoli che riassumono 4 mila pagine di leggi e provvedimenti esistenti nel settore?
La nuova norma prevede la semplificazione burocratica dalla produzione alla commercializzazione del vino, fino alla tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche. Si snellisce anche il fronte dei controlli e delle sanzioni.
Tutti i controlli sulle imprese vitivinicole dovranno confluire nel Registro unico dei controlli (Ruci) a prescindere se siano o meno imprese agricole, raccordando le diverse autorità (tante!), che operano nel sistema dei controlli.
Si introduce, inoltre, il principio del ravvedimento operoso che consentirà di sanare con multe ridotte le irregolarità solo formali e sistemi di tracciabilità anche per i vini a Igt e norme per garantire trasparenza sulle importazioni dall’estero.
Qualcuno ha dichiarato che con questa nuova disciplina il vino italiano acquisterà maggiore competitività sul mercato interno e internazionale.
Me lo auguro, anche se ritengo questa affermazione piuttosto semplicistica poiché il settore già oggi vale più di 14 miliardi di euro e registra un export che supera i 5,5 miliardi di euro. Verificheremo cosa succederà e lo scriveremo.
Piero Rotolo
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