Caro Giancarlo farò sicuramente tesoro del tuo consiglio di dare più informazioni a commensali e degustatori presenti alle serate che organizzerò in futuro, e valuterò anche la possibilità di mettere in assaggio vini di pari annata. Ma il mio intendimento è un po’ più goliardico.
Facendo fede alla mia piccola esperienza di assaggiatore, ti confesso che ancora oggi di vino ne capisco poco, benché nei concorsi, ai quali partecipo in veste di giudice, ricevo apprezzamenti sulle mie qualità di giudizio.
Il mio modo di bere il vino ha un approccio non troppo serioso e ritengo che ogni tanto si possa anche fare la “zingarata” di giocare con i vini, con chi li produce e con gli appassionati. Ritengo che serate di cene alla cieca hanno il valore della condivisione, e di conseguenza amicizia e solidarietà.
Nei concorsi ogni giudice ha il riferimento dell’annata e i vini possono essere italiani o stranieri; ad essi viene chiesto di dare un giudizio e un punteggio sulle qualità e con questo sistema si decretano le fortune di certi vini. Sappiamo entrambi che un vino che viene premiato con una medaglia d’oro ha un futuro commerciale roseo.
Mentre nelle serate di degustazione alla cieca si vede la solidarietà tra i produttori, anche perché loro stessi, sanno riconoscere a malapena il loro vino. Ti posso garantire che tra le schede dei cinque produttori che hanno partecipato a 5 sfumature di vino, al ristorante Le vigne e i Falò, almeno due non hanno riconosciuto il proprio vino; questo sicuramente fa ridere, ed è proprio lo spirito che dovrebbe animarci quando partecipiamo a queste serate.
Ogni tanto scherzare sul vino fa bene, l’autoironia ci aiuta ad essere più attenti alle cose serie e discernere da quelle meno importanti.
Serate di questo tipo le ritengo positive perché vedere i produttori che fraternizzano con i commensali appena conosciuti, devi ammettere che è bello; girando tra i tavoli vedevo solo visi di appassionati, felici di avere un produttore al tavolo, e gli stessi produttori ospiti si sono trovati a loro agio mentre raccontavano le loro aziende e i loro vini.
Dobbiamo ammettere che il vino è l’anello di unione che ha reso tutti più sereni. Comunque, alle prossime serate terrò conto dei tuoi consigli, conservando sempre lo spirito godereccio di questi eventi.
Francesco Turri
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