Toscana, terra verde dai panorami indimenticabili, con il verde brillante delle viti in piena vegetazione, quello argenteo onnipresente degli olivi, il giallo oro dell’estate delle colline dolci coltivate a cereali, il blu del mare.
La Toscana felix, quella da cartolina, quella del “pensiero positivo” di scuola renziana, nasconde però qualcosa. Non molti sanno che la storia più nascosta è sempre passata da qui e, conoscendola, c’è da rimanere impressionati. Per questo noi vogliamo continuare a parlare della vicenda dei fanghi pericolosi riversati sui terreni coltivati e venduti, o meglio regalati, come concimi migliorativi agli agricoltori.
A poche settimane dall’indagine condotta dalla Guardia di Finanza che ha portato a sei arresti e il sequestro di 7 milioni di euro tra beni mobili e immobili la “lotta” a colpi di comunicati stampa è tra i sindaci dei comuni interessati (ricordiamo tutti in provincia di Pisa e uno , Montaione, in quella di Firenze).
La nostra inchiesta parte dall’esigenza di sapere dove sono andati i prodotti coltivati nei campi dove le aziende che smaltivano riversavano (erano gli stessi trasportatori ad arare i terreni e a mescolare i fanghi con la terra).
I nomi di alcune aziende, anche a produzione biologica, son stati fatti ma essendo l’indagine ancora in corso alcuni dati ancora mancano. E la battaglia è diventata politica. Incrociando i dati delle interviste rilasciate dai vari sindaci, che praticamente hanno minimizzato sui terreni interessati presenti nel loro territorio, ci siamo domandati: ma se tutti ne hanno ma in minima parte dove sono andati a fanghi e rifiuti pericolosi?
Ben 800 ettari terreni agricoli soprattutto coltivati a grano e graminacee. Mentre alcuni comuni della Valdera hanno fatto fronte comune in attesa delle indagini il più attaccato dalla stampa è il comune di Montaione anche se, come ricorda il sindaco Paolo Pomponi in un lungo e dettagliato comunicato stampa “Nel 2013 a Montaione non risultano spandimenti oggetto di indagine, a Peccioli 15 mila tonnellate; nel 2014 a Montaione spandimenti per 1,3 mila tonnellate, a Peccioli 10 mila tonnellate”.
I dati sono questi: a Peccioli i terreni autorizzati allo spandimento sono circa 5 volte più di Montaione. Nel 2013 a Montaione non risultano spandimenti oggetto di indagine, a Peccioli 15 mila tonnellate; nel 2014 a Montaione spandimenti per 1,3 mila tonnellate, a Peccioli 10 mila tonnellate.
L’altra domanda che ci facciamo è: perché il sindaco di Peccioli nell’’intervista telefonica che ci ha rilasciato ha dichiarato che solo l’ 1% del suo territorio è coinvolto?
E ancora perché nella Toscana felix ci sono così tante autorizzazioni allo smaltimento di fanghi se poi non c’è la possibilità di un controllo capillare da parte delle amministrazioni?
Inoltre da quali tipi di aziende provenivano i fanghi incriminati? Ci siamo addentrati nella normativa dello smaltimento dei fanghi scoprendo un mondo fatto di norme precise e adempimenti ma anche di sperimentazioni. I fanghi di origine industriale, per esempio quelli proveniente dalla concia delle pelli (in questa zona c’è quello che viene chiamato “il comprensorio del cuoio” uno dei quattro distretti italiani per produzione di pellame) sono altamente tossici per l’ambiente se non opportunamente trattati ma possono diventare un buon concime azotato. E sono in atto sperimentazioni.
Quindi crediamo che contrariamente a quanto affermato in un primo momento, forse i coltivatori si sono fidati e hanno accettato di far smaltire sui propri terreni materiale “sperimentale”.
Vogliamo pensarla così, credendo nella buona fede dei piccoli che devono combattere con i “grandi” che non sempre lo sono. Nemmeno nella Toscana Felix.
Roberta Capanni
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