In Toscana la vicenda dei fanghi pericolosi smaltiti su terreni agricoli coltivati a grano e graminacee non accenna ad esaurirsi. È stato sollevato il coperchio di una pentola che contiene molti ingredienti pericolosi. I Sindaci dei comuni interessati, Peccioli, Palaia, Lajatico, Fauglia, Pontedera, Crespina in Provincia di Pisa Montaione in provincia di Firenze sono attaccati e si difendono come possono. I Sindaci della Valdera nell’esprimere apprezzamento e gratitudine per il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine fanno presente, in un documento inviato alla stampa, “che il procedimento autorizzatorio sta fuori dalla competenza amministrativa dei comuni”. e chiedono alla Regione la sospensiva delle autorizzazioni.
Dopo la conferenza stampa regionale indetta dal M5S è emerso che nel settembre 2015 alle autorità erano stati segnalati vari casi di spandimento di fanghi di dubbia provenienza tra i comuni di Volterra, Palaia, Peccioli e Montaione. La risposta arrivò da ARPAT che informò delle indagini e chiese la massima riservatezza.
In questi giorni abbiamo cercato di parlare con produttori e amministrazioni perché ci interessa sapere dove sono andati a finire i prodotti coltivati in quei terreni e anche i livelli di inquinamento. Ciò che abbiamo ottenuto sono sempre le solite risposte: “C’è un’indagine in corso” . E mentre le aziende, come ci ha detto il Sindaco di Peccioli Renzo Macelloni sono “parte lesa” noi ci domandiamo perché “prendessero denaro per utilizzare sui loro terreni !quei concimi migliorativi” quando l’acquisto del concime è una delle voci di spesa più rilevanti nella gestione di un’azienda agricola. A nessuno è venuto un dubbio? Se ti pagano invece di pagare tu per un certo prodotto non pensi che ci sia sotto qualcosa?
Sappiamo bene che gli agricoltori di oggi sono assolutamente in grado di comprendere cosa è meglio per la loro azienda e tutto questo è un’offesa alla loro e alla nostra intelligenza. Intanto ci domandiamo come mai sono serviti due anni per alzare il “coperchio della pentola”: e mentre si indagava si è permesso lo stesso la vendita dei prodotti coltivati su quei terreni avvelenati.
E mentre le indagini vanno avanti il problema diventa politico. Il sindaco di Peccioli, sentito da noi ieri, ha dichiarato che solo l’1% del suo territorio è coinvolto per circa 70-80 ettari e quello di Palaia, Marco Gherardini, registra 30 ettari. Facendo due conti però i dati non tornano perché sono 800 gli ettari interessati e ben 45 mila le tonnellate di fanghi smaltiti.
Ancora più grave il fatto che alcune delle aziende coinvolte sono aziende biologiche certificate, anche di grande importanza, e i danni di immagine che potrebbero subire sono concreti.
Intanto, finalmente, oggi dopo che nei giorni scorsi abbiamo più volte cercato di ottenere dichiarazioni di Graziano Chelli Presidente di dell’O.P. Granai di Toscana, l’organizzazione di produttori costituita da 7 cooperative di cui 6 in provincia di Grosseto e una nella provincia di Pisa, è finalmente arrivato un comunicato in cui si dichiara che: “ nessuna delle nostre associate che insieme rappresentano 1800 Soci, è coinvolta nella vicenda né è stata contattata dagli organi inquirenti. Questo vale anche per la Cooperativa Santa Luce di Pisa, provincia finita al centro dell’inchiesta, cooperativa che, è bene sottolineare, nel suo Statuto vieta ai Soci il conferimento dei prodotti coltivati su terreni adibiti allo smaltimento. “
Le tante aziende virtuose della Toscana non devono pagare per questa vicenda che vede coinvolte società che erano già state indagate per reati del genere, forse anche non in Toscana. Una cosa questa che fa molto arrabbiare noi ma anche l’Assessore Regionale all’Agricoltura Marco Remaschi.
Roberta Capanni
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