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Costeggiola e Ferra: due cru di Soave

La zona del Soave nella parte orientale dell’arco collinare della provincia di Verona è relativamente poco estesa, esprime però numeri significativi grazie ad un vigneto tra i più specializzati e fitti d’Europa ed una sorprendente varietà di caratteristiche. Una delle aree più densamente vitate del mondo, con terreni di natura molto diversa fra loro articolati in molti cru, ogni vigna quindi una storia ed ogni produttore valorizza la sorprendente ricchezza dei suoi suoli.

Da quasi quarant’anni Guerrieri Rizzardi, storica azienda vitivinicola nata dall’unione di due antiche famiglie veronesi, i Conti Guerrieri, proprietari di una secolare tenuta con vigneti e cantina in Bardolino e i Conti Rizzardi, che acquistarono i loro vigneti a Negrar nel 1649, e costruirono poco dopo la storica cantina di Pojega, valorizza il cru Costeggiola, un vino piacevole, intenso e di personalità. La proprietà, in zona classica, è attraversata da una strada che conduce all’antica Torre di Costeggiola,Torretta vigneto Costeggiola si trova in collina, idealmente orientata a sud e sempre ventilata, e domina la sottostante pianura, ricca e fertile, un tempo adibita alla coltivazione del tabacco.   Vigneti, cipressi e olivi testimoniano la mitezza del clima. Il terreno è argilloso, vulcanico e calcareo, con un ottimo livello di magnesio. I vitigni utilizzati sono Garganega e Chardonnay e danno un Soave caratterizzato da una piacevole mineralità, distinta sapidità, originata dalla natura calcarea del suolo, e fruttato, con profumi di agrumi, fiori e mandorla. La vinificazione avviene in vasche di cemento vetrificato, seguita da maturazione in vasche inox, ed è imbottigliato nei primi mesi dell’anno successivo alla vendemmia.

Nel Costeggiola Soave 2015 si ritrovano le caratteristiche dell’annata, naso pulito, un bel fruttato fresco che ricorda gli agrumi, con note di fiori bianchi quali il biancospino; buona sapidità. Nel complesso fresco e succoso, dal finale scattante e dalle sicure potenzialità di buon invecchiamento.

Il Soave Ferra nasce da uve coltivate nel vigneto di proprietà a ridosso del castello di Soave, a un’altitudine tra i 100 e i 160 metri sul versante orientato a sud-ovest della collina che domina il centro di Soave ed è esposto quindi al sole fino al tramonto e favorito da una costante ventilazione. Il nome Ferra che distingue il vino trova derivazione nell’alto contenuto in ferro del terreno, denotato anche dal suo colore rossiccio. Nel vigneto, circa un ettaro e mezzo argilloso e calcareo ma ricco di pietrisco vulcanico, sono coltivate principalmente viti di Garganega, reimpiantate nel 2002 a guyot semplice, anziché come il precedente a pergola doppia, con un incremento da 2.500 a 4.444 ceppi per ettaro e un miglioramento pertanto del potenziale qualitativo. Nell’annata 2013 le vigne hanno raggiunto i dieci anni e l’azienda ha deciso di vinificarne le uve a parte per produrre un cru. Dopo la selezione dei migliori grappoli e la vinificazione a freddo in ambiente ridotto, il vino viene affinato in botti di rovere da 25 hl per sei mesi e imbottigliato dopo circa 18 mesi dalla vendemmia.

Ferra 2014, 70% Garganega e 30% Chardonnay, molto interessante per la sua profondità, un vino ambizioso, ancora giovane che deve crescere nel tempo. Dalla struttura corposa, esprime il terroir con note floreali, frutti tropicali, miele ed accenni di frutta secca. Lieve speziatura, l’invecchiamento in legno gli dona una bella sensazione in bocca. La produzione della seconda annata è limitata a 3333 bottiglie numerate.

Entrambi i vini sono prodotti con le uve della proprietà di Villa Carcera, acquistata negli anni Settanta del secolo scorso dall’ammiraglio della Regia Marina svedese, Henning Hammergren, di cui narra Mario Soldati nel suo libro “Vino al Vino”. Hammargren ebbe un «vero e proprio coup de foudre» con il vino Soave durante un pranzo all’ambasciata del suo paese, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale. Un’infatuazione che, complici anche i colori giallo e blu dello stemma di Verona, cioè gli stessi che sventolavano a poppa del cacciatorpediniere da lui comandato, ne decretò il «destino enologico». In seguito, infatti, l’ammiraglio Hammargren acquistò la proprietà di Villa Carcera a Soave, dove si stabilì per dedicarsi alla viticoltura.

Piera Genta


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Redazione

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