Ci si riunisce attorno alla tavola principalmente per condividere la compagnia di altri avendo con loro un affiatamento tale che ci sentiamo emotivamente appagati di averli intorno a noi. Così normalmente è l’occasione del desinare a famiglia riunita. Si invitano amici e buoni conoscenti anche per questo stesso motivo, e inoltre per trascorrere ore liete.
Tuttavia anche nelle migliori compagnie è sempre in agguato il tranello delle domande scomode scaturite da ingenuità, superficialità o cattiveria, o anche, perché no?, da maleducazione.
Ad esempio, mentre si mangia non è delicato informarsi sullo stato di salute di un ospite, primo per non metterlo in imbarazzo obbligandolo a fornire risposte che potrebbero anche dilungarsi in una dettagliata descrizione del suo male, secondo per non appesantire l’atmosfera della tavolata che da allegra e spensierata si ritrova a dover condividere il malanno altrui, bloccando le giuste aspirazioni per una serata rilassante.
Altrettanto non ci si informerà riguardo a casi spiacevoli della vita privata o professionale: i guai sentimentali e di lavoro devono essere lasciati fuori dell’uscio.
Gli invitati non chiederanno “Hai del pepe?” se questo non è stato portato in tavola, come del resto il formaggio grattugiato, e altrettanto non chiederanno un’aggiunta di peperoncino o di sale o di olio, se non viene offerto. E nemmeno si chiede l’aceto o un limone per l’insalata se non è stato previsto dalla padrona di casa. Il fatto è che qualcuno di questi ingredienti potrebbe anche non esserci in dispensa, a casa mia, per dirvelo, l’aceto è bandito da decenni e il balsamico ricevuto in regalo si è invecchiato stando fermo.
E se qualcuno, ancora dopo tante prediche, mi chiedesse uno stuzzicadenti, rispondo che non ne ho proprio.
A fine pasto, la padrona di casa si asterrà dal chiedere “Piaciuta la cena?”. Cosa si aspetta che le rispondano? Che era immangiabile? Basta che guardi i piatti. Se, viceversa, qualche ospite lascia troppa roba nel piatto e le venisse spontaneo domandare “Non ti è piaciuto?”, è meglio si astenga, pur addolorandosene dentro di sé, perché la replica, da persona educata, sarebbe “Non avevo tanta fame”, evitando il rito delle spiegazioni e giustificazioni.
L’ospite in dieta o con delle remore su certi cibi avrebbe dovuto avvisare prima, quando si è al ballo, si balla, altrimenti si resta a casa.
Nel caso la pietanza sia stata di gradimento ma i contenitori di portata non siano rimasti sul tavolo, non è educato chiedere una seconda porzione, si potrebbe ricevere la deludente informazione che è finito tutto (anche se il resto è stato salvato per l’indomani).
I commensali, infine, non chiederanno la ricetta delle pietanze, specie se si capisce che sono elaborate. La signora potrebbe aver usufruito del lavoro di qualcun altro al posto delle proprie mani e sarebbe pura cattiveria prenderla in castagna, o grande ingenuità. Con questa domanda, non si fa sempre un favore o un complimento, dopotutto ogni grande cuoco ha il suo segreto.
donna Maura
m.sacher@egnews.it
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri