Come avevamo anticipato, la quarta edizione del Forum ‘Food & Made in Italy’, promosso dal Sole24Ore per il 28 giugno 2016, non poteva ignorare le conseguenza sul mercato alimentare italiano dell’esito del Brexit.
Ecco stralci dei commenti dei relatori intervenuti sul quadro che prospettato per i prodotti alimentari, e non solo.
Luigi Pio Scordamaglia, Presidente di Federalimentare: “Senza l’ostracismo di Gran Bretagna e di altri Paesi del Nord si potranno uniformare le regole sull’etichettatura e sull’origine”, “Abbiamo sempre detto che valorizzare l’origine, anche della materia prima italiana, è un valore aggiunto quando questo è possibile”. Riguardo al mercato del food&beverage, ha sottolineato come il Regno Unito “è il quarto mercato di sbocco italiano, cresciuto a due cifre, e dove la domanda c’è e rimarrà anche nei prossimi anni. I risultati di svalutazione della sterlina sono evidenti, e se questo dovesse continuare, il potere di acquisto di quel mercato si riduce”. Ed ha aggiunto: “Io però non vedo né un drastico crollo della domanda, né soprattutto la nascita di chissà quali dazi o quali ostacoli. Credo che nella peggiore delle ipotesi comunque lo spazio europeo di libero scambio continui a esistere. Di contro, se parliamo di politica agricola comune, credo che il Regno Unito sia stato davvero un fardello, una zavorra che ha impedito una vera integrazione della politica agricola comunitaria, quindi l’uscita dal punto di vista di miglioramento della regolamentazione degli standard è sicuramente positiva”.
Maurizio Danese, Presidente di Veronafiere: “Per noi il mercato inglese vale 750 milioni di euro. L’unico problema che vediamo, se continua la svalutazione della sterlina, è l’avvicinarsi a una possibile scelta del consumatore a vini magari di qualità sempre discreta/buona di altri Paesi. Francamente non siamo pessimisti”.
Non poteva mancare sul tema della Brexit, al 4° Forum Food & Made in Italy del Sole24Ore, l’opinione del Consigliere della Camera di Commercio Italo-Tedesca, Avvocato-Rechtsanwalt Mattia Dalla Costa, il quale ha espresso dubbi alla realizzazione della ventilata ipotesi di trasferire a Milano una parte della finanza londinese. E ha fatto riferimenti a questioni di brevetto unitario per la chimica e le aziende farmaceutiche e nel settore meccanico, “posto che l’Italia, dopo la Germania e la Francia, è il Paese con il maggior numero di depositi di brevetti e quindi a buon titolo possiamo aspirare a questa posizione”.
Infine in sintesi l’opinione di Corrado Peraboni, Amministratore delegato di Fiera Milano: “Io distinguerei gli effetti a breve da quelli strutturali. Sicuramente nel breve uno scossone c’è già stato, basta vedere la reazione delle borse occidentali e non solo, e sicuramente ci saranno delle difficoltà nell’immediato. Credo però che molto dipenderà da quello che sarà negoziato. Noi oggi sappiamo cosa abbiamo lasciato: una situazione in cui il Regno Unito era una parte, diciamo, sui generis, con diritti e doveri diversi da quelli per esempio dell’Italia. Non sappiamo dove stiamo andando, nel senso che la negoziazione sulla situazione post Brexit sarà lunga, si parla di almeno un paio d’anni. Il giudizio a mio avviso potrà essere dato solo quando si capirà dove siamo capitati. E quindi non sono così pessimista come le primissime reazioni dei mercati possono lasciar credere”.
Maura Sacher
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