L’iniziativa “Anteprima Degustazioni” promossa dal Movimento Turismo del vino della Puglia in occasione della 50^ edizione del Vinitaly ha offerto l’occasione non solo di degustare le novita’ enologiche di una regione sempre in fermento, ma soprattutto di farsele raccontare direttamente dal produttore.
Iniziamo con l’Antica Cantina, San Severo (Foggia). Ci troviamo nella parte settentrionale della Puglia nell’agro Daunio in una delle più antiche cantine della regione, attiva dal 1933, che trasforma le uve di ben 500 soci, mille ettari vitati certificati, 3 milioni e mezzo di bottiglie, di cui 70% rosso ed il rimanente bianco. Una realtà che fonda le radici nella storia del territorio e vuole trasmettere al consumatore il concetto di qualità. Premiata di recente dalla Camera di Commercio come Azienda longeva di successo con indice di massima affidabilità; impegnata nella valorizzazione dei vitigni del territorio e proprio in questo momento sta cercando di ottenere il riconoscimento per Montepulciano di Puglia, un vitigno piuttosto presente in Puglia impiegato per la produzione del San Severo Rosso Doc, come ci racconta l’enologo Felice Cota, ma che non può essere indicato in etichetta.
Ho focalizzato la mia degustazione sulla linea Castrum che nel nome riporta la città di San Severo, la quale nel XII secolo era chiamata proprio “Castrum Sancti Severi”. Questa località è posizionata al centro dell’Alto Tavoliere, fra le colline pre-appenniniche della Daunia ed il promontorio del Gargano. Tre tipologie: bianco, rosato e rosso. Il bianco è ottenuto da bombino, trebbiano e malvasia. Delicate nuances floreali e fruttate. In bocca si avverte la percentuale aromatica della malvasia, unita ad una buona acidità e con ritorni floreali di gelsomino e fiori di campo. In ultimo emergono lievi note erbacee. Buona la freschezza e la sapidità. Il rosso ottenuto da Montepulciano e Sangiovese, pieno il gusto con note fruttate si intersecano a sentori di confettura, di ciliegia, tannino evidente con buona persistenza gusto-olfattiva.
Altra linea i Nobiles, un interessante Nero di Troia, maturato in vasche di acciaio, ricco, austero, si apre con note fruttate di prugna e mora, amarena. Attacco leggermente tannico, speziato nel finale. Molto elegante e raffinato.
Proseguiamo con Botrugno di Brindisi, subito notiamo la scritta che accompagna il logo aziendale, Viti e vini cultori. Un particolare che significa molto. Incontro il titolare, Sergio Botrugno, agronomo, Azienda familiare, una delle ultime cantine private di antica costruzione ancora in attività. Trenta ettari di vigneto nel Salento, in prossimità del mare su terreni sabbiosi. Le vigne sono ancora allevate ad alberello, come è tradizione da queste parti, almeno per chi desidera raggiungere un’elevata qualità del prodotto ed insieme un’elevata tipicità. Ci soffermiamo con Minù, un Minutolo in purezza, diverso dal colore carico con profondità e carattere, la salinità ed il frutto. Una interessante interpretazione del territorio che ha un forte legame con le caratteristiche geologiche dell’areale. Buona consistenza che può durare nel tempo. Ed ancora Arcione che da idea della tradizione, alberello di negroamaro, un vino antico, colore brillante, niente legno, vinoso, con sentori frutti rossi maturi e dopo l’ossigenazione note di radice di liquirizia. Intenso, caldo e di buona morbidezza, di media acidità e, come tutti i vini di Botrugno, di pronunciata sapidità. Il tannino un po’ astringente ma in fase di miglioramento. Una cantina al centro del paese, aperta tutto l’anno, che vende al dettaglio, export in Germania. 80mila bottiglie.
Ma il mio viaggio continua….
Piera Genta
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