Sarebbe bello credere che dalla UE arrivino notizie a protezione del Made in Italy, purtroppo molti entusiasmi delle categorie agroalimentari interessate dai provvedimenti messi sul tavolo delle discussioni presso le competenti Commissioni europee hanno dovuto spegnersi alla resa dei conti.
Parliamo chiaro, tante chiacchiere dei nostri Ministri e degli italici rappresentanti in sede europea hanno già deluse molte aspettative degli operatori dei comparti del Made in Italy. Una nuova battaglia si sta combattendo contro il sistema di etichettatura degli alimenti introdotto nel Regno Unito fin da prima della ufficializzazione del giugno 2013, il cosiddetto “sistema a semaforo”, che peraltro molti giornalisti italiani avevano visto con simpatia.
Già, ogni Paese ha diritto di indirizzare i propri consumatori verso scelte consapevoli. Evidenziare i profili nutrizionali dei prodotti in vendita sugli scaffali è buona cosa, specialmente se finalizzata ad una campagna a vantaggio della salute e contro l’obesità. E sembra sia questa la finalità nell’UK, condivisa pure dalla Francia. L’obiettivo è classificare i prodotti sul mercato come più o meno salutari in base ai contenuti di grassi, sale e zucchero. Semaforo verde: alimenti sani, da consumare senza limiti. Semaforo giallo: alimenti da mangiare con moderazione. Semaforo rosso: alimenti poco sani, da mangiare solo una volta ogni tanto.
Che è successo? Si è scoperto che le campagne di marketing UK ispirate a salute e benessere (pur recepite nelle dichiarazioni nutrizionali del regolamento UE 1169/2011) potevano presentarsi come concorrenza sleale, insomma da inquadrare in pratiche commerciali scorrette. La Commissione europea è stata delegata a definire le caratteristiche dei profili che le varie categorie di alimenti devono rispettare per poter associare benefici salutistici ai prodotti, e ciò non in base al “made in…” bensì a criteri dei reali profili nutrizionali del prodotto.
Contro l’etichetta a semaforo adottata dalla Gran Bretagna si sono già schierati 15 paesi: Croazia, Belgio, Cipro, Spagna, Grecia, Slovenia, Portogallo, Lussemburgo, Bulgaria, Polonia, Irlanda, Romania, Germania, Slovacchia e Lettonia. Durante il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea del 14 marzo, l’Italia ha posto in discussione la questione.
Il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, informato sulla questione, ha dichiarato che tutto ciò provoca “danni economici e d’immagine ai nostri prodotti e nessun beneficio ai consumatori, e non promuove una dieta sana e un equilibrio nello
stile alimentare, classificando i cibi con parametri discutibili e approssimativi”.
Da una simulazione di Federalimentare, il meccanismo di etichettatura a semaforo assegnerebbe la luce rossa al 28,3% dei prodotti alimentari esportati in Inghilterra.
Conclusione: non è vero che il sistema inglese dei ‘semafori’ sia stato bocciato dalla Commissione Europea dell’Agricoltura, come titolano alcuni media, la verità è con il voto del 12 aprile 2016 l’Europarlamento ha invitato la Commissione europea a riesaminare la base scientifica del sistema a semaforo.
«Una buona notizia. Si tratta, infatti, di un metodo troppo generico ed approssimativo che finisce con il penalizzare alimenti di ottima qualità nutrizionale», ha dichiarato in una nota Agostino Macrì, responsabile dell’Area sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori.
Maura Sacher
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