Acate è un piccolo Comune in provincia di Ragusa, nella valle del fiume Dirillo, al centro di un territorio per la maggior parte coltivato a vigneti, uliveti e agrumeti, da un lato disteso su un altopiano fino a 250 m di altitudine, verso i monti Iblei, e dall’altro proteso alla costa sabbiosa del Golfo di Gela.
La storia toponomastica di Acate e del Dirillo dimostra quanto sul territorio si conservi la memoria del passato che porta tracce di siculi, greci, romani, bizantini, saraceni, arabi e normanni. In breve “Acate” e “Dirillo” sono due versioni del medesimo nome, l’una greco-romana e l’altra araba. Inoltre, la vocazione vinicola della Penisola è indissolubile legata alla cultura del vino che i greci hanno affinato e portato da noi colonizzando le nostre coste.
Una tradizione antica che l’azienda vitivinicola ‘Valle dell’Acate’, fondata del 1981 dalla famiglia Jacono, radicata in loco da tempi lontani, e associatasi alla famiglia Ferreri che aveva vigneti nella stessa esposizione, ha intenso valorizzare con il progetto “7 terre per 7 vini”.
«Nel 1990 decidemmo di dare una svolta più personale a quest’azienda, mantenendo fermo l’intento iniziale di valorizzare il nostro territorio ed i vitigni che gli appartengono, ma con un obiettivo ancora più preciso: vini solo di qualità, autoctoni ma al tempo stesso moderni, che tutto il mondo potesse conoscere ed apprezzare», racconta Gaetana Jacono, già ambasciatrice WE-Women for Expo, dinamica imprenditrice con laurea in farmacia diventata perfetta ‘marketing and business woman’, come è stata definita.
Il progetto “7 terre per 7 vini” è pensato per valorizzare le tipicità del territorio, associando a ogni vino l’area più rappresentativa, frutto di 50 anni di sperimentazioni sul campo, prima empiriche poi analitiche, che hanno indicato il terreno giusto.
E così i vini della linea più prestigiosa della cantina Valle dell’Acate sono 7 come le terre dalle quali nascono. ‘Terra gialla’: per vigneti
affacciati sulla costa, suolo sabbioso-argilloso dal caratteristico colore giallo, come il grillo dell’etichetta Zagra; ‘Terra bianca’: su terreni calcarei dell’altipiano a 250 m slm poveri ma di buona profondità, per il bianco intenso ma delicato Bidis; ‘Terra nera’, terreno molto scuro, per il Moro, di buona struttura con profumi spiccati di frutti rossi e cioccolato fondente; ‘Terra nera con ciottoli di colore bianco’: per vigneti dalla buona ossigenazione da cui nasce il rosso Frappato, complesso nei profumi e di buona acidità. E ancora: ‘Terra rossa’, per vigneti che si trovano sull’altopiano chiamato “Bidini Soprano”, composti da sabbie rosso chiaro o scuro di medio impasto, dai quali si ottiene il famoso Cerasuolo di Vittoria, rosso di punta di Valle dell’Acate, che ha ottenuto la denominazione di origine controllata e garantita (DOCG).
Infine, ‘Terra rosso arancio’: terreno molto leggero con struttura sabbiosa a circa 200 m slm, con un vigneto di syrah che dà il Rusciano, vino di grande struttura e complessità, a sentori balsamici; e ‘Terra ocra’: cretosa, con una buona quantità di sabbia, per un piccolo vigneto che produce non più di 800 gr di uva per pianta e da cui origina il Tané.
Valle dell’Acate è oggi simbolo di impegno nella salvaguardia dell’ambiente per l’impiego di impianti tecnologicamente avanzati e attraverso percorsi produttivi basati sui principi della sostenibilità, sempre nel nome di una innovazione sostenibile.
Maura Sacher
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