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TTIP, la più grande Fregatura per i produttori italiani

Questi patti che stanno sotto la sigla TTIP, “Transatlantic Trade and Investment Partnership”, ufficialmente consistono in un trattato di liberalizzazione commerciale tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, con l’intento dichiarato di abbattere dazi e dogane e favorire gli investimenti.

Patti portati avanti in trattative segrete tra il governo statunitense e il parlamento europeo, anni di lavoro, con sedute oltre Oceano dei rappresentanti dei governi nazionali (che tra l’altro non hanno mai riferito nulla in Parlamento), fino a che un’opposizione popolare, proliferando Comitati nazionali e locali, ha cominciato a far conoscere all’opinione pubblica cosa stava preparandosi nelle occulte stanze.

Il trattato TTIP è costituito da 24 capitoli, sui più svariati temi. Le parti che interessano coloro che si occupano di agroalimentare e difendono con le unghie e con i denti le specialità del Made in Italy, valorizzando i produttori anche più piccoli, sono quelle che riguardano la sicurezza alimentare e la tutela dei Dop e Igp.

Stando all’ultima cronaca, sembra che Obama, il quale tanto si è speso per incassare il risultato prima di concludere il suo mandato presidenziale, dopo il vertice a 5 di Hannover, se ne sia tornato a casa con qualche piva nel sacco, giacché nemmeno la Merkel è riuscita a convincere la Germania. Pure la Francia e la Spagna hanno tentennamenti.

Carlo Calenda, viceministro allo Sviluppo Economico, da gennaio nuovo rappresentante dell’Italia a Bruxelles, in una recente audizione al Senato ha rassicurato: “Non ci sarà l’apertura alla carne agli ormoni o al pollo alla clorina” (ipotesi paventata dai produttori nostrani e da milioni di consumatori).
Pure il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha dichiarato: “Nessun trattato commerciale potrà mai modificare le leggi europee in tema di sicurezza alimentare e protezione del consumatore. Abbiamo standard altissimi a cui non rinunceremo mai”.
Ma se poi costui conclude: “Al contrario dobbiamo guardare al Ttip come opportunità per crescere anche su questo fronte nel dialogo con gli Usa”, allora cadono le braccia!

Non c’è da illudersi, purtroppo l’Italia ha già subito tanti smacchi, gli Stati Uniti rimangono ancorati al loro orgoglio e il loro impegno è portare avanti i propri interessi.

Cosa succederebbe se ci si arrendesse?
Per l’Italia, addio agli standard di qualità, alla tracciabilità del prodotto sulle etichette, addio alla possibilità di controlli sulle merci importate, vanto della nostra sicurezza alimentare, perché incomberebbe la spada di Damocle dell’arbitrato internazionale, privato, per la risoluzione delle controversie, senza il grado dell’Appello, tutto a favore delle potenti multinazionali.

Infine una considerazione sulla sbandierata propaganda che il trattato creerebbe milioni di posti di lavoro. Già, certamente non in casa nostra, ma in casa USA, con il sistema degli Appalti che da loro vige e vincolerebbe gli Stati che in USA volessero investire.
Insomma una fregatura su tutta la linea.


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Redazione

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